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24 Mag 2022

A Storo il 26 maggio la Giornata della biodiversità

Si intitola “La biodiversità di interesse agricolo e alimentare” il convegno in programma il 26 maggio a Storo, presso la sede alla Cooperativa Agri ’90, nell’ambito del progetto Biotto “Biodiversità agricola e alimentare da tutelare nel territorio trentino occidentale”.
Torna, dopo l’appuntamento dello scorso anno a Cavalese, anche quest’anno una giornata di studio e di confronto rivolta a tecnici, operatori e amministratori locali per condividere esperienze nell’ambito della valorizzazione dell’agrobiodiversità, a scala locale e nazionale. La sede è stata individuata, non a caso, presso Agri ’90, impegnata ormai da decenni nella coltivazione, nel recupero e nella valorizzazione e tutela di varietà locali di mais, argomenti che avranno largo spazio nella programmazione del convegno.
L’evento si aprirà alle 9.30 e potrà essere seguito sul canale youtube di Agri ’90.

Numerosi saranno gli interventi scientifici a cura di professori e ricercatori universitari che tratteranno la materia della biodiversità da un punto di vista accademico/scientifico, ma non mancheranno i contributi di piccoli agricoltori ed imprenditori che hanno deciso di dedicare la propria vita alla salvaguardia della biodiversità dei loro territori d’origine.
Ad aprire l’evento sarà Annibale Salsa, antropologo e presidente del Comitato Scientifico della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio della Trento School of Management (TSM), con una lectio magistralis dedicata all’importanza del paesaggio come elemento culturale, rappresentato come un valore aggiunto per le comunità locali e per il benessere e la salvaguardia dell’ambiente. Federico Bigaran farà una panoramica della storia della domesticazione e coltivazione del mais, soffermandosi anche sugli aspetti più curiosi e ai più sconosciuti quali ad esempio il trattamento del mais con la calce da parte delle antiche popolazioni messicane al fine di estrarre la vitamina B3 evitando malattie molto diffuse in Europa come la pellagra.
Roberta Franchi di FEM parlerà di come anche le patologie legate al mais hanno portato ad un’evoluzione delle tecniche di coltura e dei sistemi di difesa nel nostro territorio, quindi i ricercatori ospiti dell’università e dei centri di ricerca lombardi illustreranno come i loro progetti volti alla produzione di mais sostenibile e di alta qualità per uso alimentare debbano ricorrere alla biodiversità genetica e alla ricerca e riscoperta di antiche varietà locali da reintrodurre nei territori di origine.
Manuel Pramsohler del Centro di sperimentazione di Laimburg spiegherà come in Alto Adige, al pari di altri prodotti agricoli e alimentari, i cereali locali abbiano un’importanza economica rilevante e vi siano progetti per il loro recupero ed utilizzo che coinvolgono tutta la filiera agroalimentare.
Saranno portate esperienze di piccoli produttori e consorzi locali provenienti dal Trentino e da varie regioni d’Italia quali Veneto, Lombardia e Marche, che racconteranno di come hanno ripristinato la coltivazione di varietà native e autoctone di mais a discapito di altre colture più redditizie e facilmente coltivabili, con lo scopo di dare risalto all’identità dei loro territori puntando anche sulla biodiversità.
Un piccolo spazio lo avrà anche la biodiversità animale e la salvaguardia di razze locali alpine, con l’intervento di Paolo Panteghini sull’importanza della Capra Bionda dell’Adamello nei pascoli e allevamenti montani. Previsto anche un intervento sul recupero del castagno con Massimiliano Luzzani dell’Associazione tutela del Castagno della Val del Chiese; infine Costantino Bonomi del MUSE illustrerà la procedura per l’iscrizione delle varietà all’anagrafe nazionale della biodiversità d’interesse agricolo, legata all’importanza del mantenimento nel tempo della consistenza territoriale e della fertilità del suolo agrario, la tutela delle risorse idriche e dell’ambiente rurale nel suo complesso.

 

(Ufficio Stampa PAT)